Oggi la scienza vede cervello, corpo e ambiente come un insieme funzionale. Moshe Feldenkrais scriveva, a metà Novecento:
Una persona è fatta di tre entità: il sistema nervoso, che è il nucleo; il corpo, con lo scheletro, i visceri e i muscoli; l’ambiente. Questi tre aspetti danno un’immagine attiva dell’essere umano.” E anche: “L’unità della mente e del corpo è una realtà oggettiva. Non si tratta solo di parti in qualche modo collegate, ma di un tutto inseparabile al momento del funzionamento.” (da Mente e corpo).
Il corpo non è un abito che indossiamo, è la casa in cui viviamo. Il corpo siamo noi: nella sua unità funzionale con la mente, è la base del nostro sé, come afferma il neuroscienziato Antonio Damasio:
C’è un legame forte e permanente tra le zone del cervello che regolano il corpo e il corpo stesso….
Il corpo è la manifestazione concreta del nostro modo di agire nel mondo, di sentire, di pensare, di provare emozioni e sentimenti. Se non lo ascoltiamo non ci conosciamo e non ci riconosciamo, mentre quando ci riappropriamo del nostro corpo ci riappropriamo di noi stessi, in una consapevolezza incarnata, come scrive Lea Kaufmann, Feldenkrais Trainer, in “Apoderate de tu cuerpo”:
Quando la tua attenzione è focalizzata sul tuo corpo, questo, per se stesso, inizia a lavorare meglio. E la cosa meravigliosa è che i cambiamenti che senti si verificano nel tuo cervello.
Ciò è possibile perché, contrariamente a quanto si è creduto per molto tempo, il cervello cambia continuamente e per tutta la vita, si formano sempre nuove connessioni e si modifica la struttura interna delle sinapsi esistenti. Si chiama neuroplasticità. Il mezzo per stimolare la neuroplasticità è l’attenzione, un’attenzione sensoriale, spazio per la consapevolezza e strumento per inviare nuove informazioni al cervello. Perché la neuroplasticità “o la si usa o la si perde”, come scrive lo psichiatra Norman Doidge in “Le guarigioni del cervello”. Sull’attenzione e il suo potere di trasformazione scrivono ormai in molti autori:
Daniel Goleman, psicologo e scrittore, in “Focus, perché fare attenzione ci rende migliori e più felici”
Quando rivolgiamo piena attenzione ai nostri sensi, il chiacchiericcio mentale di default si zittisce.
E ancora:
Mentre la mente sta vagando, i nostri sistemi sensoriali si spengono e, al contrario, quando ci concentriamo sul qui e ora si indeboliscono i circuiti neurali responsabili del vagare della mente.
Jon Kabat-Zinn, fondatore della clinica dello stress in Massachusets, in “Vivere momento per momento”
La consapevolezza è essenzialmente attenzione.. è come risvegliarsi dall’abitudine di agire meccanicamente, inconsapevolmente.
Si tratta di un’osservazione neutra, senza nessuna intenzione di giudicare, cambiare o correggere, perché si tratta di imparare a riconnettersi con il corpo, ad ascoltare, riconoscere, accogliere i segnali biologici interni (interocezione), a percepire il corpo nei rapporti gravitazionali e spaziali (propriocezione e cinestesi), a riorientarsi nel proprio ambiente per interagire e sentirsi vivi e dinamici nel “qui e ora”. Per allenarti a questa connessione con il corpo (con il sé), puoi iniziare a eseguire giochi neurosensoriali e neuromotori basati sui principi del Metodo Feldenkrais (prova con questo audio). Stimolano la neuroplasticità e, di conseguenza, la flessibilità mentale, le abilità cognitive e mnemoniche, la creatività:
Quello che mi interessa non sono corpi flessibili, ma menti flessibili (M. Feldenkrais)
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