Una delle prime domande che mi sento fare è: quanto tempo ci vuole? Già, quanto tempo ci vuole per uscire da una situazione di dolore cronico che magari dura da 10 anni? Quanto tempo ci vuole per risolvere una periatrite? E quanto per miglirorare la scoliosi? O far passare il mal di schiena, i dolori cervicali e lombari? Ogni individuo una storia, un corpo, un sistema nervoso… insomma, un mondo. E ognuno con tempi diversi di apprendimento, che non vanno forzati se la guarigione o il miglioramento devono essere quelli personali, in modo che la persona sia sempre più autonoma e non dipendente da farmaci e terapie, con l’inevitabile peggioramento negli anni.
Ma perché tutti hanno fretta? Dopo che magari hanno passato tanto tempo con problemi e dolori sempre più forti e i disturbi più disparati (che percepiscono come accumulo di problemi anziché comprendere che sono collegati)? Perché quando approdano al Metodo Feldenkrais hanno fretta dopo aver passano anni a stare male? Non vale forse la pena prendersi del tempo, un mese, tre mesi, un anno… se il risultato è poi quello di uscire una volta per sempre da situazioni di dolore o di migliorare le proprie performances con agio e soddisfazione, anziché con stress, tendiniti, dolori muscolari ecc.?
Questa è una delle ragioni perché il Metodo Feldenkrais è di nicchia: richiede del tempo e non è una pastiglia o una manovra che “sistema”. Quel tempo però è tutto guadagnato, se si pensa che la manovra o il farmaco tamponano un sintomo, ma non risolvono. La domanda allora potrebbe essere se si riesce a uscire da una situazione limitante o dolorosa, anziché quanto tempo ci vuole. A volte, tra l’altro, basta davvero poco per immediati miglioramenti..
Ma c’è anche un’altra ragione, molto intima, perché rimane di nicchia: richiede l’assunzione in carico del proprio benessere. Il Feldenkrais non fornisce una soluzione che viene dall’esterno, non è una ricetta pronta, è una ricetta che ognuno deve creare per sé, quindi richiede attenzione, impegno, volontà autentica di stare bene. A volte, spiace dirlo, la salute, il piacere, la felicità fanno paura. Così come il vero cambiamento.
Il Metodo Feldenkrais è un paragonabile a un percorso di counseling, da un punto di vista somatico: ci si conosce attraverso il movimento e conoscerci significa incontrarsi anche in luoghi spiacevoli, accettarli, accoglierli come parti di sé legittime. Conoscersi significa entrare in un territorio sconosciuto… ed è questo che fa paura. Allora si preferisce il “dolore” in quanto conosciuto e si entra nella spirale degli antidolorifici, delle visite, degli esami, delle terapie.
Il Metodo Feldenkrais quindi è di nicchia perché richiede di essere responsabili di se stessi, senza delegare ad altri il proprio benessere, la propria salute. Questo non significa non rivolgersi a medici in caso di necessità. Significa saper valutare ciò sentiamo buono per noi quando qualcuno ci dice che cosa dobbiamo fare. Perché non c’è mai un’unica soluzione, un unico modo. Per ognuno di noi ci sono diverse possibilità, a partire dagli stessi sintomi. Non c’è un sintomo generale, c’è quello individuale e il mio mal di schiena non è quello del mio conoscente.
Allora diventa prezioso il Metodo Feldenkrais proprio per ottimizzare i percorsi di terapia, in quanto rende più sicuri e più fiduciosi, innanzitutto nelle proprie potenzialità. Senza sentirsi mai forzati, perché il Metodo rispetta i tempi e le possibilità personali e ti trova là dove tu sei.