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Nata senza una parte del cervello, oggi Elizabeth è laureata e sposata grazie al Metodo Feldenkrais
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15 May 2015

Non miglioro il cervello, ne miglioro l’uso

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“Quando comincio a lavorare con qualcuno non mi passa mai per la testa che non funzionerà perché la cosa in cui io ho un assoluta fiducia, più di qualsiasi altra cosa, è … la perfezione del cervello umano. Alcuni giorni fa un medico mi ha intervistato e mi ha chiesto: “Cosa fai con le persone? Tu… migliori il loro cervello?” Ed io ho pensato che fosse un’idea alquanto ridicola. Se Dio o l’evoluzione non migliorano il nostro cervello…, non ho trovato mai nessuno che abbia detto che il nostro cervello non sia abbastanza buono. E, ovviamente, forse si evolverà ancora, diventerà migliore… ma io non miglioro cervelli. Ne miglioro il funzionamento, miglioro l’uso del cervello, questo si, ma… migliorare il cervello? Chi può migliorare il cervello? Chi avrebbe il coraggio di pensare che può migliorare la creazione più meravigliosa che c’è sulla terra? Quindi non potete migliorarlo, ma potrete trovare persone che possono apprendere, cambiare il modo che hanno di usare il loro cervello.” Così Moshe Feldenkrais, nell’agosto 1981, durante il training che conduceva ad Amherst, nel Massachusetts. Circa trent’anni dopo la neuroscienza scopre che, contrariamente a ciò che si pensava, il cervello ha l’abilità di modificarsi durante l’intero arco della nostra vita e può recuperare funzioni apparentemente perdute. Questa abilità si chiama neuroplasticità e significa nuove connessioni neuronali, aumento delle sinapsi e generazione di nuove cellule (anche in età adulta!). Un presupposto che ci porta a un passaggio concettuale dell’essere umano da sistema biomeccanico a sistema intelligente, per la precisione un sistema di intelligenza integrato cervello-corpo, in cui il corpo può insegnare alla mente. E questo significa ottenere cambiamenti radicali ed efficaci nel tempo, in quanto individuali, concreti, tangibili, autentici. I vantaggi? Puoi uscire dall’automatismo che spesso porta alla malattia e all’infelicità (dolori cronici, stanchezza, tensioni, insonnia, insofferenza…) o che non ti permette di attingere a tutte le tue risorse (capacità intellettive, artistiche, atletiche ecc.) scoprendo nuovi modi di agire, più efficaci, più comodi, più armoniosi. Le tensioni muscolari, infatti, non soltanto ci limitano nei movimenti, ma ci estraniano anche dalle sensazioni. Per allentarle, devono essere innanzitutto riconosciute, mentre il più delle volte ne siamo inconsapevoli e continuiamo ad agire in automatico, ostacolandoci senza nemmeno rendercene conto, per poi dare la colpa o la responsabilità ad altro (il lavoro, le relazioni familiari, la convinzione di non essere capaci ecc.). Ma se diventiamo consapevoli di ciò che facciamo realmente, e non di ciò che pensiamo di fare, possiamo vivere il qui e ora con affinata sensibilità per i nostri pensieri e stati d’animo, i desideri e i sogni, con effetti “a cascata” su tutte le scelte del quotidiano.

 

 

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