La posizione della meditazione ti crea tensioni e disagi? E’ un problema piuttosto comune. Benché sia benefica, non è scontato che sia una pratica facile e può persino causare disagio. Mantenere certe posizioni può risultare molto scomodo e ci sono poi le tensioni muscolari abituali, che entrano subito in gioco e non se ne vanno per incanto quando si vuole meditare… Il rischio è quello di entrare in conflitto tra il desiderio di meditare e un corpo che non ci asseconda.
Il Metodo Feldenkrais può essere un valido aiuto per avvicinarsi alla meditazione e superare le iniziali difficoltà e può essere sempre di supporto e rafforzamento anche proseguendo con la pratica.
Prima riflessione: anche la meditazione è movimento, quindi non va concepita come una postura statica e di immobilità, come può sembrare quando si guarda la tipica foto “promozionale” di chi medita. C’è un continuo assestamento dinamico del corpo – di sé – in posizione, a partire dai supporti dello scheletro e dei rapporti fa i segmenti ossei, dati anche dalle fasi del respiro – in/es – in un fluire vitale e dinamico.
Seconda riflessione: delegare alle ossa il lavoro antigravitazionale permette di lasciar andare inutili tensioni e sforzi muscolari per “tenerci su”. In più ci dà dà la possibilità, pur rimanendo “in posizione”, di eseguire impercettibili microdondolii o microbasculamenti del bacino, impercettibili dall’esterno, che mobilizzano la colonna e permettono di mantenersi flessibili e morbidi. Ci si sente saldi ma non rigidi, in equilibrio dinamico, con il respiro libero.
Terza riflessione: in questi movimenti minimi diventa facile trovare il “punto neutro”, uno dei principi del Metodo Feldenkrais. Si tratta di quel punto all’interno di un’articolazione in cui siamo liberi di stare senza stancarci e al tempo stesso di muoverci in ogni direzione. Giocare sul punto neutro ci porta verso una “quiete vibrante”, non stagnante, una sorta di “immobilità” che sta al cuore del movimento, in un senso vitale dello “stare”. La capacità di muoversi liberamente in qualsiasi direzione è la potenzialità massima del movimento a partire dall’equilibrio e dal minimo dispendio energetico.
Quarta riflessioni: oltre ad agevolare la comodità fisica, il supporto dello scheletro fornisce un aiuto psicologico: vitale, elastico e forte al tempo stesso, lo scheletro ci supporta in questa neutralità rispetto alle tensioni “emotive” della muscolatura. L’attenzione della mente sui punti di appoggio, sulla dinamicità dell’intero soma – l’intero organismo – ci porta nel presente più concreto: la mente si ancora al corpo – al sé – nel qui e ora. La mente e il corpo possono fluttuare assieme, in una sospensione temporale, nella connessione con l’intero.
Se cerchiamo di mantenere una posizione statica, imponendocela anche quando sentiamo scomodità o addirittura dolori, la meditazione rischia di diventare un ennesimo sforzo contro se stessi, che il corpo segnala con dolori e tensioni che possono persistere anche dopo la pratica: nella zona delle spalle, del collo, nelle anche o nelle ginocchia, oppure con intorpidimenti vari, mal di testa, senso di nausea… A tale proposito è bene ricordarsi di sciogliere la posizione e cambiarla quando non ci si sente bene o ci si sente nervosi. A poco serve dirsi di rlassarsi, anzi può aumentare il conflitto tra mente e corpo. “Rilassati” è un’indicazione astratta, generica, indefinita, priva di riferimenti. E’ impossibile rilassarsi se non si sa come farlo. Uno dei grandi meriti dello scienziato Moshe Feldenkrais è stato quello di rendere concreto l’astratto. Il segreto sta bel percepire le proprie modalità di movimento dall’interno, in una “anatomia esperienziale” che permette di sentire le differenze attraverso i sensi: pesante – leggero, piccolo – grande, rigido – morbido ecc. senza giudizi, senza ansia da prestazione, senza competitività. L’educazione a relazioni intelligenti e funzionali fra le varie parti di sé permette di trovare una posizione naturalmente più eretta, stabile, comoda.
These forms are not a means of obtaining the right state of mind. To take this posture itself is the purpose of our practice. When you have this posture, you have the right state of mind.
Queste forme non sono un mezzo per ottenere il giusto stato della mente. E’ che quando assumi questa postura, tu hai il giusto stato della mente. (Shunryu Suzuki, Zen Mind, Beginner’s Mind)
Prova questa lezione audio che permette alle ginocchia di cambiare la loro posizione e di essere più libere attraverso la mobilizzazione delle anche, della colonna, della testa e del collo. In ogni caso, quando sei a gambe incrociate, affinché le ginocchia non restino appese nello spazio tirando la muscolatura, ti consiglio di mettere dei supporti (cuscini, coperte o altro) tra le ginocchia e il tappetino.