Se vogliamo migliorare la nostra salute dobbiamo prenderci cura del nostro Essere nella sua totalità. Siamo un sistema integrato e in un sistema ogni dettaglio incide sul’intero.

Che cosa intendiamo per salute?

La ricerca scientifica sta sempre più verificando l’importanza di un movimento funzionale ed efficiente per essere in salute. Ma che cosa intendiamo per salute? In un interessante articolo del 1979 sull’argomento, Moshe Feldenkrais  pone questa domanda: “Se un essere umano non ha bisogno di cure mediche e non lamenta dolori o malesseri, è sano?” Già, perché la persona in questione potrebbe avere una vita monotona, priva di stimoli, addirittura critica nelle relazioni, anche quelle familiari, fino a cadere in depressione e suicidarsi. Era una persona sana? Feldenkrais conclude che non basta non aver bisogno di aiuto medico o psichiatrico per definirsi sani. La salute include anche la capacità di affrontare le sfide della vita, di assorbire i traumi, di metabolizzare i dolori, di essere flessibili davanti agli imprevisti, nel dinamico equilibrio di un processo – quello vitale – in continuo movimento. E si spinge oltre: la salute è anche la capacità difile000467066207 realizzare i propri sogni, quelli manifesti e quelli segreti ma, continua Feldenkrais, “arriva un momento in cui la nostra educazione, così come si è sviluppata, non ci aiuta, anzi spesso ci limita e ci dirige verso strade che non sono favorevoli alla nostra salute. Diventiamo così poco sani che dobbiamo andare in pensione prima ancora di essere biologicamente vecchi: semplicemente, non siamo in salute. Il processo vitale si riduce. L’attività si restringe sempre più  alla specializzazione in cui si eccelle. Funzionano solo quelle parti del sistema nervoso essenziali affinché il processo dell’esistenza biologica bene o male continui.” Detto altrimenti: ci accontentiamo, ci adeguiamo e diventiamo abilissimi a trovare giustificazioni a questo adeguarsi, che sono invece alibi alle nostre paure: non ne sono capace, non ci sono le condizioni, non è possibile, non mi capirebbero, sarei irresponsabile… e così ci ammaliamo, perché perdiamo la fiducia, la vitalità, la curiosità, l’amore per noi stessi e per la vita. Subentrano accettazione, adeguamento, rassegnazione, noia. Non c’è da meravigliarsi se arriva la malattia come messaggio “sano” del corpo, messaggio che il più delle volte anziché essere ascoltato viene soppresso dai medicinali. E che quindi torna, a volte in modo più grave, perché se non lo si ascolta il corpo, dopo aver sussurrato inutilmente, deve gridare.

Una trasformazione concreta e autentica 

post IFNell’idea comune di salute rientrano in genere gli  stili di vita ritenuti più sani: l’attenzione a ciò che si mangia, l’attività fisica  ecc., ma spesso sono scelte non gratificanti, fatte per senso del dovere o, peggio, di colpa e quando manca il piacere in ciò che facciamo è facile tornare alle vecchie abitudini. Un vero cambiamento di rotta può avvenire soltanto da un cambiamento interiore, autentico, non imposto. Allora sì che se cambiamo alimentazione lo facciamo per un’esigenza personale, in quanto cambiano i bisogni e il gusto. Si tratta di innescare un gioco di leve con effetto domino. Perché accada occorre rimappare la mente – lavorare a livello neurologico –  non con rinunce e imposizioni, bensì attraverso il piacere del corpo, inteso come sistema vivente integrato, perché “Il corpo è la manifestazione esterna della vita dello spirito” (Carl Gustav Jung).

I libri sulla crescita spirituale e psicologica presentano miti, simboli, metafore e molte immagini meravigliose, ma di solito ignorano o negano l’esperienza sensomotoria. Rimangono per lo più su un concetto astratto anche quando parlano di consapevolezza […] Siamo esseri corporei, fisici. La strada verso l’infinito e l’eterno comincia qui e ora, nel nostro modo di respirare, di sederci, di camminare e di funzionare in ogni momento. Una stessa parola, grazia, descrive sia la realizzazione spirituale sia il movimento esteticamente soddisfacente. (“Conoscersi è guarire”, Yvan Joly, psicologo dal 1973 e trainer Feldenkrais da oltre 30 anni).

Il circolo virtuoso tra il corpo e la mentechi guarda fuori

Noi agiamo in base a mappe corticali uniche e apprese che possono cambiare grazie alla neuroplasticità, l’abilità del nostro cervello di rielaborare nuove informazioni e modificare le connessioni neurali a vantaggio dell’intero nostro essere. Queste informazioni possono arrivare tramite specifiche strategie di movimento, come descritto nei pilastri della pratica di MovimentoSano© e così il corpo innalza la mente e la mente abilita il corpo, innescando un circolo virtuoso. Ci si muove con più facilità, leggerezza, armonia, eleganza, provando soddisfazione e gioia per le nuove scoperte. Si ottiene al contempo maggiore chiarezza di pensiero, perché si è più integrati e presenti a se stessi, quindi più “in ascolto”, più attenti e lucidi. E si riscopre un atteggiamento dimenticato ma fondamentale per essere vivi e dinamici: la curiosità, la stessa che avevamo da bambini, quella che ci spingeva a tentare, a provare, a osservare, a porci domande, a esplorare strade sconosciute, a fidarci delle intuizioni, a trovare soluzioni inedite, a meravigliarci, sciogliendo le briglie della nostra creatività.

È un’autoeducazione possibile se riconosciamo che non siamo solo gli abitanti, i proprietari, gli utenti di un corpo meccanico che deve essere trattato dall’esterno, ma che il nostro è un corpo vivente. Per questa ragione se vogliamo migliorare la nostra salute, dobbiamo migliorare il nostro Essere nella sua totalità […] Per sviluppare la coscienza somatica (del corpo vivente, n.d.r.) dobbiamo poterci percepire come una persona completa. viva nel movimento, non come una raccolta di parti e pezzi separati. Questa persona completa si sente integrata e può apprendere e riapprendere. E’ così che possiamo ottenere salute e  benessere.” (“Conoscersi è guarire”, Yvan Joly, psicologo dal 1973 e trainer Feldenkrais da oltre 30 anni).